Da "Lutte de Classe" n°250 - Settembre-Ottobre 2025
Da quasi due anni al potere, il presidente Javier Milei si è guadagnato la stima delle istituzioni finanziarie e dei media borghesi di tutto il mondo. Per ricompensarlo di aver rilanciato l'economia argentina e stabilizzato l'inflazione e i conti pubblici grazie a un enorme trasferimento di ricchezza a scapito delle classi povere, nell'aprile scorso il FMI, la Banca mondiale e la Banca interamericana di sviluppo gli hanno concesso un nuovo prestito di 42 miliardi di dollari, che si aggiunge a quello del 2018, non ancora rimborsato. Ma recentemente si stanno accumulando notizie preoccupanti per il governo di estrema destra.
La vittoria elettorale di Milei
La vittoria elettorale di Milei, nel dicembre 2023, è sopraggiunta nel contesto della violenta crisi economica che scuote l'Argentina dal 2018 e dell'aumento incontrollato dell'inflazione. Dal crollo del 2001, gran parte della popolazione sopravvive grazie a oltre 40 000 mense per i poveri. Il debito soffoca l'economia di questo Paese di 46 milioni di abitanti, ma non è una novità. In tutta la sua storia, l'Argentina non si è mai liberata dalla dipendenza dai suoi creditori. Il suo primo default risale al 1890, seguito da altri otto! Malgrado fosse parzialmente cancellato nel 2005 e nel 2010, il debito è tornato a crescere. Raddoppiato sotto la presidenza Macri, al momento dell'elezione di Milei ammontava a 927 miliardi di dollari.
Durante la campagna presidenziale del 2023 Milei si è distinto per il suo discorso violentemente reazionario. Contrario al femminismo, al diritto all'aborto, all'educazione sessuale, alla "ideologia woke", omofobo, scettico sulla questione climatica, denunciava i "collettivisti di merda", la "casta", cioè soprattutto i politici peronisti, erroneamente presentati come socialisti, la burocrazia sindacale e il sindacalismo in generale, ma anche i giudici, gli accademici, i giornalisti, i funzionari pubblici... Esaltava il commercio di organi umani, il porto d'armi, il diritto delle aziende di inquinare. La sua compagna di lista, oggi sua vice, Victoria Villarruel, assicurava il collegamento con la parte più a destra della borghesia e dell'esercito. Proveniente da una famiglia di ufficiali coinvolti nella repressione durante la dittatura militare, ha giustificato senza ambiguità l'assassinio dei militanti e la tortura visitando ex torturatori processati e incarcerati.
Milei, la cui coalizione elettorale, La Libertad Avanza, ha ottenuto, al primo turno delle presidenziali, il 30% dei voti. Al secondo turno deve la sua vittoria contro il candidato peronista all'apporto dei voti della candidata di destra, Patricia Bullrich (24% dei voti), la quale è stata ricompensata con l'assegnazione del ministero della Sicurezza. Così Milei ha beneficiato dei voti della borghesia e della piccola borghesia, ma haattirato anche una parte delle classi popolari, disperate e infuriate contro il precedente governo peronista di Alberto Fernandez e Cristina Kirchner.
Milei parlava di ridurre drasticamente la spesa pubblica e privatizzare tutti i servizi pubblici, le cui condizioni, da tempo, erano talmente precarie da diventare, per alcuni, il sogno che la privatizzazione potesse rappresentare un progresso. Denunciava la corruzione, il clientelismo e il finanziamento statale delle associazioni, spesso peroniste, e allo stesso tempo... i magri sussidi sociali. Approfittò degli scandali in corso, della condanna a sei anni di carcere dell'ex vicepresidente Cristina Kirchner e della sua 'ineleggibilità a vita per corruzione.
Milei pretendeva anche di "sradicare" l'inflazione, che allora superava il 210% all'anno, creando una situazione insostenibile per i più poveri. A quanto pare, ha trovato ascolto presso una parte dei lavoratori del cosiddetto settore informale, ovvero quasi la metà della popolazione attiva, e dei più giovani (si vota a partire dai 16 anni) che sognavano una rottura. Milei parlava di sostituire il peso, questo "escremento", con il dollaro. Prometteva mari e monti al prezzo di importanti sacrifici per un periodo limitato e alcuni volevano credere che ciò avrebbe stabilizzato l'economia e che l'austerità sarebbe stata di breve durata.
La motosega
La svalutazione del peso del 54% nei primi giorni del mandato è stato il primo shock inflitto alla popolazione. Questo attacco brutale è stato accompagnato da generosi regali ai capitalisti stranieri per riconquistarli e per incoraggiare la borghesia a rimpatriare il proprio denaro, circa 300 miliardi di dollari nascosti in banche estere per sfuggire al fisco e all'inflazione. E, soprattutto, si trattava di rassicurare le istituzioni finanziarie preoccupate per un possibile nuovo default.
La massiccia fuga di capitali aveva costretto i suoi predecessori, il presidente di destra Macri e poi il peronista Fernandez, a introdurre un controllo dei cambi, impedendo ai risparmiatori di prelevare più di 200 dollari al mese da una banca, a un tasso fissato dallo Stato, e obbligando anche le aziende esportatrici a convertire in pesos i loro profitti in dollari. Ma il sistema era ormai allo sbando a causa della corsa ai mercati valutari paralleli. Esistevano ben 19 tassi diversi, a seguito delle pressioni esercitate dai vari settori, dagli esportatori di soia, dalle multinazionali, ecc. Il 13 dicembre 2023, alla vigilia della svalutazione, il dollaro valeva ufficialmente 366 pesos, ma veniva scambiato a 800 pesos in tutti gli uffici di cambio, al tasso detto "blue dollar". La svalutazione avrebbe dovuto riportare il peso al suo "vero valore". Ciò provocò immediatamente un aumento spettacolare dei prezzi. L'inflazione passò dal 210% di dicembre al 292% di aprile 2024.
Allo stesso tempo, Milei lanciò una politica di estrema austerità. Mise fine al controllo dei prezzi dei prodotti alimentari, nonché ai sussidi per l'acqua, il gas, l'elettricità e i trasporti, quintuplicando l'importo delle bollette. Il prezzo dei biglietti dell'autobus o del treno suburbano nella provincia di Buenos Aires era aumentato di sette volte alla fine del 2024, e i lavoratori e gli studenti non potevano più nemmeno spostarsi. Nel marzo 2024, in piena esplosione dell'inflazione, è stato congelato il piccolo bonus destinato ai pensionati più modesti, che non avevano di che sfamarsi. E per gli iscritti alla previdenza sociale erano di nuovo a pagamento i farmaci essenziali.
Milei ha avviato anche lo smantellamento dei servizi pubblici, con l'obiettivo di eliminare 70.000 posti di lavoro nella pubblica amministrazione. Ha iniziato sopprimendo o fondendo 9 ministeri su 18. Non a caso colpendo quelli della Cultura, dell'Istruzione, delle Donne, dei Generi e della Diversità, creati dal governo precedente, l'85% dei dipendenti è stato licenziato mentre i programmi di aiuti, come quelli alle vittime di violenza di genere, sono stati messi in discussione. L'Istituto nazionale contro la discriminazione, la xenofobia e il razzismo è stato chiuso, così come centinaia di agenzie locali di ministeri e organismi pubblici, e altrettanti programmi sono stati interrotti, con la cessazione di migliaia di contratti precari. L'Istituto nazionale per gli affari indigeni è stato ripreso in mano e la Télam, la principale agenzia sudamericana di stampa , bollata come estremista di sinistra, è stata chiusa. Il budget delle università è diminuito di un terzo e quello degli ospedali della metà, con migliaia di posti di lavoro soppressi. I programmi di lotta contro l'HIV, la tubercolosi, la lebbra e lo stesso Istituto nazionale per la lotta contro il cancro rischiano la chiusura. Numerosi ospedali e persino il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CONICET), sono oggetto di severi tagli di bilancio e di soppressioni di posti di lavoro.
Allo stesso tempo, il bilancio destinato alla costruzione o alla manutenzione delle infrastrutture, compreso quello delle strade, è stato quasi azzerato e migliaia di cantieri sono stati chiusi. Anche la costruzione del gasdotto Néstor Kirchner, il più grande cantiere del Paese, destinato a collegare l'immenso giacimento di idrocarburi di Vaca Muerta, in Patagonia, a Buenos Aires, è stata interrotta.
Così nel corso del 2024 Milei ha fatto entrare l'economia in recessione con migliaia di fallimenti, quasi 250.000 posti di lavoro persi nel settore privato e in quello pubblico. L'edilizia e il commercio sono crollati. Ad agosto, le vendite del mercato centrale di Buenos Aires erano diminuite del 40% e la produzione automobilistica del 20%, nonostante un aumento delle esportazioni verso il Brasile. Gli annunci di licenziamenti si sono susseguiti e l'acciaieria Acindar, del gruppo ArcelorMittal, dipendente dagli appalti pubblici, ha portato alla chiusura quasi completa dei suoi siti produttivi e ha messo in cassa integrazione migliaia di lavoratori.
Ovunque, i lavoratori licenziati sono andati ad ingrossare le fila del cosiddetto settore informale: venditori ambulanti, tassisti abusivi, lavoratori a domicilio, collaboratori domestici, ecc. Come accadde dopo il crollo del 2001, le piazze di Buenos Aires si sono riempite di donne e uomini che cercano di vendere i propri vestiti.
Una popolazione che, l'anno precedente, poteva ancora permettersi di andare dal medico o dal dentista ora non può più farlo. L'istruzione è diventata un lusso con l'aumento delle tasse di iscrizione, del prezzo del materiale scolastico e dei trasporti. Nel giro di sei mesi, secondo i dati ufficiali, cinque milioni di argentini sono precipitati nella povertà estrema a tal punto che in tutti i quartieri poveri, nelle baraccopoli della grande Buenos Aires, i bambini non mangiano più a sazietà e le code si allungano davanti alle mense dei poveri.
La nuova riforma del lavoro ha accentuato lo sfruttamento: maggiore flessibilità, allungamento dei periodi di prova, riduzione delle indennità di licenziamento e abolizione delle multe per il lavoro non dichiarato. Nei cantieri, gli operai licenziati sono stati successivamente riassunti, ma senza contratto di lavoro. Nell'agricoltura, il 60% dei lavoratori è assunto in nero.
All'inizio dell'anno, secondo la stampa internazionale, Javier Milei aveva vinto la sua scommessa: la spesa pubblica era stata ridotta di quasi un terzo e l'inflazione stava rallentando. La svalutazione aveva permesso un surplus commerciale e i giganti dell'agroalimentare avevano potuto smaltire le scorte. Il settore minerario prosperava, stimolato dalla corsa mondiale per l'accesso al litio. Un articolo del super-decreto di Milei autorizzava le multinazionali ad acquisire nuovi terreni, fino ad allora protetti, per appropriarsi dei minerali. Era accompagnato da nuovi vantaggi fiscali, doganali e di cambio, garantiti per 30 anni. I gruppi Glencore ed Eramet si precipitavano.
Così gli affari riprendevano, le esportazioni aumentavano mentre le importazioni crollavano.. Sostenuto da alcuni settori, l'indice della Borsa di Buenos Aires registrava un aumento del 163% nel corso del 2024. In piena esplosione della povertà, incassavano profitti importanti la ventina di aziende che controllano la distribuzione agroalimentare del Paese fra cui due gruppi argentini: Arcor, di proprietà del miliardario Luis Pagani, e Molinos, di proprietà della famiglia Companc, una delle più ricche del Paese. Il calo del volume delle loro vendite, combinato con l'aumento dei prezzi, decuplicava i loro profitti.
In queste condizioni, ad aprile il FMI ha concesso un prestito a Milei per consentirgli di abolire il controllo dei cambi, eliminare tutte le tasse e le sanzioni per frode fiscale e riciclaggio di denaro sporco. La borghesia, piccola e grande, poteva nuovamente investire e muovere il proprio denaro a suo piacimento. Così trenta miliardi di dollari investiti all'estero sarebbero riapparsi nelle banche argentine.
Però recentemente è tornata l'inquietudine dei finanzieri. Il peso ha ripreso a perdere valore rispetto al dollaro. Le casse dello Stato, svuotate dall'accumulo di regali ai gruppi minerari e agroalimentari, non si riempiono abbastanza velocemente e non si sa se il governo sarà in grado di rimborsare l'ultimo prestito, e anche quello del 2018. Per rassicurarli, Milei ha avviato la privatizzazione di AySa, la società pubblica di approvvigionamento idrico e di servizi fognari che rifornisce oltre 11 milioni di persone nella grande Buenos Aires. Ma anche i datori di lavoro dell'industria e dei trasporti sono preoccupati. Il totale arresto dei lavori di manutenzione delle principali arterie stradali sta causando un caos crescente che minaccia di paralizzare il trasporto delle merci.
Ai lavoratori Milei aveva promesso la ricompensa dopo i sacrifici. Alla fine del 2024, i comunicati ufficiali della presidenza annunciavano un calo senza precedenti della povertà. Era una bugia palese, poiché la ripresa riguardava solo la borghesia e per i lavoratori, c'era solo un rallentamento della caduta nell'abisso. L'inflazione era meno rapida, ma i prezzi continuavano ad aumentare. Secondo le statistiche ufficiali, nell'aprile 2025 i prezzi dei generi alimentari erano superiori del 40% a quelli dell'aprile 2024, quelli degli alloggi, dell'elettricità e del gas dello 87%. Per i lavoratori con un contratto di lavoro, i salari sono inadeguati. Una dottoressa in sciopero all'ospedale pediatrico Garrahan di Buenos Aires stimava, alla fine di maggio 2025, di aver perso in un anno tra il 40 e il 60% del proprio potere d'acquisto.
Oggi, ufficialmente, più della metà dei bambini del paese vive al di sotto della soglia di povertà e uno su dieci è denutrito. Questo succede in un Paese che è tra i principali produttori di carne, grano, soia e mais. Per gli anziani, il minimo vitale rimane allo stesso livello, quello della fame.
Un potere forte?
Per aggirare le lungaggini parlamentari e sferrare i suoi attacchi, Milei ha varato prima un decreto nazionale di emergenza, composto da non meno di 300 articoli, immediatamente applicabili ma soggetti a successiva approvazione da parte del Congresso, seguito, poi, pochi giorni dopo da una legge omnibus di 664 articoli, che ha dovuto sottoporre all'approvazione delle due camere. Ma nel febbraio 2024, poiché la sua coalizione elettorale disponeva solo di 39 deputati e 7 senatori, questa legge è stata respinta.
Quindi Milei ha dovuto rivolgersi alla "casta" politica che prima condannava. Per raggiungere il suo obiettivo ci sono voluti sei mesi, sei mesi di contestazione dell'urgenza dei decreti davanti ai tribunali, costellati da due scioperi nazionali e manifestazioni di piazza, durante i quali ha ricevuto, senza sorpresa, il sostegno della destra.
In questo modo Milei ha ottenuto poteri speciali che gli hanno consentito di far approvare le misure a sua volontà in nome di un presunto stato di emergenza. A maggio, uno di questi poteri ha limitato il diritto di sciopero e impostoe un servizio minimo del 75% nei trasporti, nell'istruzione e nelle telecomunicazioni, con la minaccia di sanzioni contro gli scioperanti. Un altro provvedimento ha inasprito le condizioni di ingresso degli immigrati e l'accesso alla cittadinanza, facilitato le espulsioni e reso a pagamento l'accesso ai servizi pubblici.
Poiché l'Argentina è uno Stato federale, bisognava trovare un accordo anche con i governatori delle province, compresi quelli peronisti, negoziando la ridistribuzione delle risorse dello Stato. Solo nel giugno 2024 è stata approvata la Legge fondamentale, con più della metà dei suoi articoli in meno.
Da quel momento, con la fine dei poteri speciali, l'opposizione è tornata alla ribalta in Parlamento. Diversi decreti presidenziali sono stati respinti. Per rassicurare la finanza, Milei ha dovuto usare il suo diritto di veto per bloccare una legge che rivalutava le pensioni di anzianità e un'altra che aumentava i fondi destinati alle persone disabili, proprio prima che alcuni giornali rivelassero un intero sistema di corruzione intorno all'Agenzia nazionale per la disabilità volto a favorire un'azienda. Diverse persone vicine a Milei, tra cui sua sorella Karina, da lui nominata al Segretariato della presidenza, percepivano tangenti a spese delle persone con disabilità. Pessimo risultato per un governo eletto sulla promessa di farla finita con la corruzione!
Allora la rabbia è salita in sommo grado, come ha potuto constatare lo stesso Milei, recentemente allontanato dalla strada a colpi di pietre nel bel mezzo della campagna elettorale. Nella metropolitana, ai concerti o negli stadi, sulle note della canzone cubana Guantanamera, la gente canta Alta coïmera (la grande corrotta) riferendosi a Karina. È seguita la batosta alle elezioni provinciali di Buenos Aires del 7 settembre 2025, in cui la Libertad Avanza, alleata con la destra, con il 33% dei voti, ha perso gran parte del suo elettorato del 2023, in particolare nei quartieri popolari. Un risultato che non le prometteva nulla di buono per il futuro: le elezioni legislative nazionali di metà mandato previste per il 26 ottobre successivo.
Quale opposizione?
Queste elezioni hanno visto la ripresa della corrente politica peronista. Con il 47% dei voti, Fuerza Patria (ex Unione Patriottica), la coalizione formata attorno al partito detto "giustizialista" fondato da Perón nel 1946, si è imposta come la principale opposizione a Milei. Il peronismo, questa specificità argentina, inquadra politicamente e sindacalmente la classe operaia e i movimenti popolari dalla fine della seconda guerra mondiale. Fin dall'inizio è stato costituito da tendenze di destra, in origine anche fasciste, e di sinistra, persino di estrema sinistra, un tempo guerrigliere. Nonostante l'enorme discredito legato ai precedenti governi peronisti, ancora oggi numerose associazioni popolari combattive, i movimenti dei disoccupati, i piqueteros in particolare, sono peroniste. Lo è anche ufficialmente la CGT, a lungo sindacato unico, e parecchi suoi dirigenti sono, al tempo stesso, deputati del partito giustizialista in parlamento.
Ovviamente si tratta di un covo di serpenti in cui si scontrano varie cricche di politici corrotti. Sergio Massa, candidato sconfitto alle elezioni presidenziali del 2023, è entrato a far parte di un istituto finanziario americano che specula sui debiti. Altri si sono schierati con Milei. Daniel Scioli, ex governatore della provincia di Buenos Aires, ex presidente del partito, ex vicepresidente della Repubblica di Néstor Kirchner, è diventato segretario al Turismo e allo Sport. Decine di deputati, con vari pretesti, hanno votato le leggi di cui Milei aveva bisogno.
Diversi clan peronisti si scontrano anche all'interno della centrale sindacale CGT. Quest'ultima non aveva indetto una sola mobilitazione durante i quattro anni del governo precedente. Davanti a Milei e alla portata dei suoi attacchi, confrontata con il malcontento della sua base, ha attuato solo il minimo indispensabile: tre appelli a scioperi nazionali di 24 ore. Successivamente a quelli del 9 maggio 2024, quasi un anno dopo, lo scorso 10 aprile 2025, è stato lanciato un nuovo appello; un anno durante il quale i leader sindacali hanno semplicemente dichiarato una "tregua". Questa politica era così conciliante che il malcontento fu sentito fino ai vertici. A febbraio, il segretario del sindacato dell'industria automobilistica, che è anche un deputato peronista vicino a Cristina Kirchner, ha dichiarato che la CGT "non rappresenta più i lavoratori".
Aiutato dalla passività della burocrazia della CGT, il governo ha potuto attaccare più facilmente coloro che oppongono resistenza. Uno dei primi decreti del ministro della Sicurezza ha reso punibile con la reclusione il blocco delle strade, un metodo di lotta molto spesso utilizzato dai piqueteros e dagli scioperanti. Da allora, la violenza della polizia si è espressa anche contro i pensionati che manifestano il mercoledì per denunciare la loro situazione di indigenza a cui sono condannati. Tutti i raduni sulla pubblica via sono di fatto vietati, senza che ciò abbia posto fine al fenomeno.
Dagli anni 2000, gli aiuti alimentari pubblici vengono distribuiti tramite associazioni, spesso peroniste e anche combattive. I ristoranti che fanno da mense per i poveri ora sono organizzati dagli stessi abitanti e talvolta si trasformano in luoghi di resistenza. Il governo ha inventato casi di appropriazione indebita per attaccare queste associazioni, moltiplicando le perquisizioni e i sequestri di telefoni. La stampa è arrivata al punto di pubblicare gli indirizzi degli attivisti. Poi il governo ha sospeso gli aiuti e migliaia di tonnellate di generi alimentari sono marcite senza essere distribuite. E la stessa repressione cieca viene esercitata contro i movimenti di sciopero. Un numero di telefono pubblico permette di denunciare "i sindacati che ti costringono a scioperare" o precisamente gli attivisti, al fine di avviare procedimenti giudiziari. Ma tutte queste misure non hanno spento la contestazione.
Le lotte dei lavoratori
Dall'arrivo di Milei, non sono mancate le reazioni dei lavoratori. Quelli del settore sanitario, in particolare dell'ospedale Garrahan di Buenos Aires, quelli dell'istruzione e della ricerca si sono mobilitati più volte contro i tagli di posti di lavoro, le chiusure, la riduzione degli stipendi e delle borse di studio. I lavoratori dei trasporti hanno bloccato il Paese per 24 ore nell'ottobre 2024. Anche quelli di diversi settori industriali si sono mobilitati. Lo scorso 10 aprile durante l'ultima giornata di sciopero nazionale, la stampa ha parlato soprattutto della stazione di Constitución a Buenos Aires, la più grande del Paese, completamente paralizzata, così come degli aeroporti, ma l'appello è stato seguito dai lavoratori di numerose fabbriche dell'area metropolitana di Buenos Aires e delle zone interne.
A seguito dell'offensiva padronale, incoraggiata dal governo, con riduzioni salariali, cassa integrazione, tagli di posti di lavoro, aumento della precarietà, le lotte sono diventate difensive e dure. Nell'ottobre 2024, i lavoratori della Petroquímica Río Tercero, vicino a Cordoba, si sono opposti per tre mesi alla soppressione di un terzo dei posti di lavoro; nel gennaio 2025, i lavoratori della Pilkington, un subappaltatore automobilistico, si sono mobilitati per gli stessi motivi, così come i lavoratori di diversi siti della multinazionale Linde-Praxair (produttore di gas industriali e medicinali) da dicembre 2024 a marzo 2025. Dalla fine di agosto 2025, centinaia di lavoratori delle aziende subappaltatrici dell'acciaieria del gruppo Techint a San Nicolás de los Arroyos hanno cominciato uno sciopero a tempo indeterminato, anche in questo caso contro i tagli di posti di lavoro e la precarietà.
L'industria automobilistica ha addossato il calo dell'attività sui lavoratori. Nel corso dell'ultimo anno, gli stabilimenti Scania di Tucuman, General Motors vicino a Rosario, Toyota a Zárate, Renault, Fiat, Iveco e Volkswagen a Córdoba e a General Pacheco (Grande Buenos Aires) hanno imposto la cassa integrazione e licenziato centinaia di operai. Gli stessi licenziamenti a centinaia hanno colpito i lavoratori dei tre gruppi di pneumatici Fate, Bridgestone e Pirelli, nella grande Buenos Aires. Il sindacato unico dei lavoratori del settore pneumatici ha indetto diverse mobilitazioni e blocchi stradali, ottenendo un certo successo.
Attacchi simili colpiscono tutti i settori industriali. Dal 25 febbraio, a Buenos Aires, i 250 operai della tipografia Morvillo, la cui chiusura è stata annunciata, occupano l'azienda. Quelli del complesso agroindustriale Ledesma, piantagioni e zuccherifici nella provincia di Jujuy, si sono mobilitati più volte contro i licenziamenti e la precarietà.
La classe operaia è la chiave della soluzione. Essa rimane essenzialmente sotto il controllo della burocrazia sindacale, ma la sua posizione centrale nell'economia le conferisce una forza imprescindibile. Così, i lavoratori del settore oleario hanno fatto tremare i poteri forti conducendo una settimana di sciopero totale nell'agosto 2024 per ottenere aumenti salariali e il loro adeguamento all'inflazione, poi di nuovo lo scorso marzo, in seguito a un violento intervento della prefettura navale contro gli scioperanti a Puerto San Martin, vicino a Rosario. Un appello allo sciopero ha portato alla chiusura di ogni porto sul fiume Paraná, da dove vengono esportati tutti gli oli e le farine di soia. Queste lotte hanno imposto ai datori di lavoro aumenti salariali superiori all'inflazione e destato preoccupazione tra i capitalisti.
Questo non è l'unico vantaggio della classe operaia. Essa può costituire un polo attorno al quale può riunirsi l'intera popolazione povera. come è avvenuto lo scorso febbraio nella località di Concepción del Uruguay, nella provincia di Entre Rios. Mille operai hanno scioperato nello stabilimento frigorifero La China, del gruppo Granja Tres Arroyos, primo produttore di carne di pollo del paese, di proprietà di Joaquín de Grazia, un vicino di Milei. Nonostante il fatturato in aumento, il gruppo ha approfittato di una "procedura preventiva di crisi" per imporre una riduzione salariale del 20%, una maggiore flessibilità e il licenziamento di 700 lavoratori sui 7.000 che si contano nel Paese, fra cui 80 nello stabilimento La China. Il blocco deciso dalla direzione per spezzare lo sciopero ha avuto l'effetto contrario, provocando, il 23 febbraio, una mobilitazione di massa in tutta la città, che ha impressionato l'intero paese. Recentemente, la mobilitazione di nove giorni di migliaia di lavoratori delle fabbriche di elettronica della Terra del Fuoco ha prodotto anche il sostegno attivo di gran parte dei lavoratori del territorio, vanificando le minacce del ministro della Sicurezza di inviare le forze di polizia in nome della legge anti-picchetti.
Presente in tutte le regioni del Paese, la classe operaia avrebbe la forza di attirare a sé tutti gli sfruttati e di mandare Milei e la sua motosega al rottamaio.
9 settembre 2025