Elezioni regionali in Francia : cambiamento.. e apparenza di cambiamento (da “Lutte Ouvrière del 19 marzo 2010)

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Elezioni regionali in Francia : cambiamento.. e apparenza di cambiamento
19 marzo 2010

I risultati delle elezioni regionali dei 14 e 21 marzo in Francia, che hanno dato la vittoria al Partito socialista in 21 regioni su 22, sono stati uno schiaffo per Sarkozy e il suo governo. Ma se le elezioni sono un termometro per misurare l'opinione, ovviamente tale termometro è solo elettorale e le sue indicazioni sono sempre più falsate da tutta una serie di altre evoluzioni.

PROGRESSO DELLA SINISTRA O REGRESSO DELLA DESTRA?

Tra l'altro sarebbe sbagliato concludere dal regresso della destra, che alcuni commentatori qualificano di storico, che si tratti di una spinta a sinistra. Certamente non lo è, neppure dal punto di vista aritmetico. Se per esempio il partito socialista aumenta sia in voti che in percentuale rispetto alle elezioni europee del 2009 che furono particolarmente catastrofiche per lui, questo non è vero rispetto alle elezioni regionali precedenti del 2004. Certamente, è difficile fare paragoni diretti poiché nel 2004, nella maggior parte delle regioni, il Partito Socialista era alla testa di liste che includevano in particolare il Partito Comunista. Invece alle elezioni regionali del 2010, nella maggior parte delle regioni il PC si è candidato al primo turno in concorrenza con il PS nell'ambito dell'alleanza chiamata Fronte di sinistra.

Se si paragona il numero dei voti ottenuti dalle liste dirette dal PS (con o senza il PC) alle regionali, queste liste nel 2004 avevano ottenuto 8.133.645 voti invece di 5.564.465 nel 2010. Se si fa la somma complessiva dei voti ottenuti dal PS e dal PC nel 2004, per paragonarlo al totale ottenuto dal PS e dal Fronte di sinistra nel 2010, si può osservare un regresso: da 8.913.125 voti nel 2004 a 6.663.839 nel 2010.

Anche in percentuale non c'è un aumento ma un regresso. I numeri passano dal 36,95% nel 2004 al 35,43% nel 2010.

Ovviamente il problema non è solo aritmetico ma anche politico. La strategia del partito socialista non è consistita nell'opporre alla politica di destra una "politica di sinistra" ammesso che in questo periodo di crisi una politica di sinistra riformista possa esistere!

L'unica strategia del partito socialista è stata "l'anti-sarkozysmo passivo", cioè di aspettare che il governo si discrediti da solo.

In fondo, Sarkozy è stato il miglior agente elettorale della sinistra. Gli elettori, o almeno quella frazione minoritaria dell'elettorato che ha ritenuto utile di andare a votare, hanno scelto il voto al Partito Socialista come mezzo di indicare la loro opposizione a Sarkozy.

LE ASTENSIONI

Un'altra indicazione del distacco è stata la crescita delle astensioni, passate dal 39,2% nel 2004 al 53,73% al primo turno del 2010. Questo ha un significato politico nel senso che evidentemente non risulta da un aumento repentino del numero di chi ha preferito andare alla pesca. Ma questa crescita dell'astensione risulta sia dall'elettorato popolare nauseato dalla politica, compreso quella della sinistra, sia dall'elettorato di destra che non si ritrova, o non si ritrova più, nella politica di Sarkozy.

Tra i dipartimenti dove la percentuale delle astensioni è più alta si trovano sia dipartimenti con un elettorato popolare molto importante, sia dipartimenti che tradizionalmente votano a destra. È per esempio il caso della Seine-Saint-Denis, campione con 62,22% di astensioni, seguito da quest'altro dipartimento popolare quale la Mosella, ma seguiti dall'Alta-Savoia che non è considerata un dipartimento di sinistra. Se la città della periferia parigina di Clichy-sous-Bois, molto popolare, è in testa per l'astensione con il 71,48%, a Parigi gli arrondissements borghesi del 6° e dell'8° sono sopra la media nazionale.

L'aumento degli astensionisti risulta più dall'elettorato di destra che non dall'elettorato di sinistra.

All'insuccesso elettorale dell'Ump di Sarkozy si aggiunge la progressione del Fronte nazionale di Le Pen. In realtà è una progressione molto relativa poiché, con l'11,6% il Fronte nazionale non ritrova i risultati del 2004 (il 14,7%) e ancora meno quelli del 1998 (il 15%). Tutto si svolge come se questa frazione dell'elettorato d'estrema destra che Sarkozy aveva deviato durante la presidenziale del 2007 fosse tornato all'ovile.

Certamente l'importanza del numero di elettori che hanno votato per le liste del Fronte nazionale dà un'indicazione preoccupante dell'influenza delle idee reazionarie nazionaliste. Più preoccupante ancora è il peso elettorale del Fronte nazionale in alcune città e alcuni quartieri popolari. Ma questo elettorato d'estrema destra non era scomparso durante i due anni in cui Sarkozy affermava di averlo allontanato da Le Pen. Ha cambiato di rappresentante durante un certo periodo ma non ha mai smesso di influire sulla vita politica.

GLI SPOSTAMENTI DEI VOTI ALL'INTERNO DELLA SINISTRA

Che cosa si può concludere degli spostamenti dei voti all'interno della sinistra, principale beneficiaria di queste elezioni?

Gli ecologisti si sono installati come terzo partito del paese e come seconda componente della sinistra. Certamente non è l'espressione di una spinta a sinistra. Da molti anni, se non da decenni, l'espressione "partito di sinistra" ha perso questa parte del suo significato che implicava una origine più o meno legata al movimento operaio.

Da decenni il Partito Comunista e a maggior ragione il Partito Socialista sono divenuti, per le loro prospettive e la loro politica, dei partiti borghesi. Ma la natura del loro elettorato, la loro storia e perfino la loro etichetta ricordano ancora le loro lontane origini nel movimento operaio.

Il partito ecologista invece non ha alcun legame con il movimento operaio. Il fatto che diventa la seconda componente della sinistra a detrimento del PC è significativo dell'evoluzione dell'insieme della sinistra.

Il PC da parte sua si congratula con i risultati acquisiti nell'ambito del Fronte di sinistra, in alleanza con il partito di sinistra dell'ex socialista Mélenchon.

Ma se il barcamenarsi tra l'indipendenza nei confronti del Partito Socialista al primo turno e l'accodamento dietro di esso al secondo ha permesso al PC di mantenere più o meno lo stesso numero di consiglieri regionali, non si può neanche dire che il Fronte di sinistra sia riuscito ad intaccare in modo significativo l'elettorato del PS. Quest'ultimo, anche se non partecipa a responsabilità nazionali, è ricco di un gran numero di notabili, di reti presenti dappertutto nel paese. È l'unico che possa fare concorrenza sullo stesso terreno al partito maggioritario e alle sue reti.

Al contrario della destra parlamentare che, con l'Ump, si è costituita quasi in un unico partito, la sinistra rimane divisa. Le regionali hanno però illustrato l'evoluzione verso la bipolarizzazione tra un campo di destra e un altro, cosiddetto di sinistra, di cui le rispettive politiche sono pressoché identiche ma che, essendo suscettibili di succedersi al potere, danno l'illusione dell'alternanza.

Questa famosa alternanza rappresenta l'alfa e l'omega della democrazia borghese. Lascia agli elettori la possibilità di scegliere tra due campi. Ma il cambiamento in realtà è solo un mezzo di assicurare la continuità. Dà agli elettori l'illusione che "si cambia tutto per non cambiare niente!"

I RISULTATI DI LUTTE OUVRIÈRE (LOTTA OPERAIA)

I risultati delle liste di Lutte Ouvrière (204370 voti e l'1,09% su scala nazionale) indicano certamente la debolezza dell'influenza elettorale di una corrente politica che non vuole entrare nel gioco delle istituzioni della borghesia. Le cause di tale debolezza non sono solo elettorali. Vanno collegate innanzitutto alle circostanze politiche ma anche alle dimensioni e al radicamento dell'organizzazione che incarna queste idee. E non possono essere superate solo nelle elezioni.

È importante che la corrente comunista partecipi a tutte le elezioni che sono alla sua portata, fosse solo per non lasciare il monopolio della politica ai partiti della borghesia. Ma è altrettanto importante sottolineare che la rinascita di una corrente comunista in questo paese non passerà tramite le urne. Il credito non si conquista nelle elezioni ma nelle lotte sociali. Per questo i risultati elettorali devono incitare a "né ridere, né piangere, ma capire".

Lasciamo ai giornalisti le speculazioni sui risultati che un'alleanza di tutte le liste "alla sinistra della sinistra" avrebbe potuto ottenere. La questione non ha nessun interesse. Abbandonare il proprio programma in nome di un'unità elettorale fittizia, non solo è un abbandono, ma è anche inefficace.

Da parte nostra, a Lutte Ouvrière, abbiamo scelto di intervenire in queste elezioni per esprimere una politica e per difendere obiettivi che corrispondano alle interessi dei lavoratori in una situazione segnata dalla crisi e dagli attacchi della borghesia contro i lavoratori. Questa politica e questi obbiettivi, continueremo di difenderli dopo le elezioni così come li abbiamo difesi prima.

E oltre un'elezione particolare, appena fatta e appena dimenticata, è in questo modo che, cogliendo tutte le occasioni politiche per affermare la presenza delle idee comuniste, si può contribuire a fare rinascere un partito che riprenda la bandiera che il Partito Socialista e il Partito Comunista, uno dopo l'altro, hanno abbandonata da tanto tempo.