Situazione interna

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Da "Lutte de classe" n° 62 (Il 31° congresso di lutte ouvrière)
Dicembre 2001

L'attualità politica si incentra sulle elezioni presidenziali e anche, per alcuni partiti più che per altri, sulle elezioni legislative che seguiranno.

E' la prima volta che esiste una tale congiuntura prevista in anticipo, nel senso che non dipende dal Presidente che sarà eletto e potrebbe stimare, l'indomani della sua elezione, di aver bisogno di sciogliere l'assemblea per farne eleggere una a sua immagine.

Oggi, queste due elezioni saranno automaticamente consecutive. Niente dice però che la camera sia dello stesso campo del Presidente eletto in aprile, a causa dello scrutinio uninominale previsto dalla legge elettorale. E' questa prospettiva che segna la campagna presidenziale perché quasi tutti i partiti mirano alle legislative attraverso quest'ultima.

I principali candidati, Jospin e Chirac, non sono ancora ufficialmente in campagna, così sostengono, ma i loro partiti ed i partiti associati lo sono al loro posto.

Per il momento, è soprattutto il governo a subire gli assalti dei suoi avversari. Tutto prende uno senso politico, dall'esplosione dell'AZF a Tolosa (fabbrica chimica, filiale del gruppo TotalFinaElf), all'omicidio dei due poliziotti da parte di un recidivo rilasciato prima del processo.

A Tolosa, la stampa di destra ha fatto correre voce che si trattava di un attentato terrorista, colpa della scarsa sicurezza ! Non di una mancata sicurezza al lavoro, ma di una insicurezza generale, mantenuta dal lassismo del governo. Quanto ai due poliziotti uccisi, la stampa di destra trasforma i fatti, sostiene e ribadisce che è a causa della recente legge Guigou che l'assassino è stato rilasciato parecchi mesi fa, quando questa legge non era stata ancora adottata. E' stato rilasciato nel nome di una legge votata dalla destra, e dalla sinistra, ma che non senza malizia un tribunale ha applicato "stricto sensu" senza preoccuparsi delle conseguenze.

Questo è il duello Jospin Chirac, nel quale Jospin non riesce a tirare gli stessi colpi perché subisce l'handicap di essere il capo del governo attuale e quindi di non poter rimproverare all'opposizione niente di quello che succede.

Per i partiti di destra, esclusa l'estrema destra, il candidato alla presidenziale è evidentemente Chirac. Ma la loro posizione nel gioco elettorale non è equivalente. Sicuramente auspicano la vittoria di Chirac, cosa che li metterebbe in una migliore posizione per affrontare le legislative, ma ogni componente della destra fa il suo proprio gioco. Alcuni cercano soltanto di mettersi nella migliore posizione possibile per le legislative. Altri hanno degli obiettivi più lungimiranti, ma senz'altro più ambiziosi.

E' il caso di François Bayrou, che mira alla possibilità, almeno per il 2007, di essere candidato della destra facendo conto che a quel momento, Chirac non sarà in grado di ripresentarsi, anche se è rieletto l'anno prossimo. Tuttavia Bayrou non é il solo, uomini come Sarkozy sembrano fare lo stesso gioco. Le prossime elezioni sono troppo vicine perché questi riescano a realizzare il loro progetto, ma hanno ancora cinque anni per cercare di imporsi. A meno che altri "giovani" entrino in lizza in futuro, visto che Pasqua ha ben poche possibilità di riuscire in futuro.

Anche per questi "giovani", i risultati dei loro partiti alle legislative saranno importanti per i progetti dell'avvenire. Il loro peso all'assemblea sarà uno degli elementi di credito politico rispetto ai vari concorrenti, per riunire la destra.

E' evidente che il numero dei deputati avrà ben poca relazione con il numero di voti dato ad ogni candidato, perché ci saranno degli accordi, delle circoscrizioni che si scambieranno mutuamente, e forse ben poche in cui ci sarà un primo turno tra di loro. Ma questo è anche in funzione del loro realismo o del loro arrivismo.

Quanto a noi però, nella nostra campagna non sarà questo che tratteremo perché, sul piano sociale, sono tutti, senza eccezione, nel campo della borghesia e quello che succede tra loro non concerne né i lavoratori né la popolazione in generale.

Anche a sinistra la situazione è complessa, ma più previsibile.

Il PS non ha veramente la scelta della sua politica. I suoi risultati dipenderanno dai risultati della presidenziale. Se Jospin viene eletto e soprattutto se viene eletto con un numero importante di voti, il PS cercherà di avere la maggioranza della Camera e lascerà il minor numero di collegi possibile ai suoi alleati della sinistra plurale . E se non ha la maggioranza assoluta, cercherà di essere il meno dipendente possibile dai suoi alleati.

Se Jospin non viene eletto e il PS si trova nell'opposizione, il problema sarà meno cruciale, meno difficile da risolvere. Jospin potrà lasciare più spazio ai suoi alleati poiché avrà meno probabilità di essere alla testa del governo. Pertanto non è escluso avere un presidente di destra e una Camera di sinistra. Ma anche se il presidente è obbligato a scegliere di nuovo Jospin come Primo Ministro, con una nuova coabitazione, il PS potrà o dovrà mostrarsi meno rigido con i suoi nemici più intimi.

Il problema per il PS è quindi, se Jospin viene eletto, di venire a patti con gli alleati della sinistra plurale per calcolare il modo di offrirgli un numero di seggi più importante senza perdere la maggioranza assoluta. Questo dipende sicuramente dagli elettori, ma anche dalle negoziazioni aspre e conflittuali che ci sono, come ad esempio quelle con gli attuali deputati socialisti che potrebbero essere costretti a lasciare il posto ad un candidato PC, Verde oppure "chevènementista". Bisognerebbe quindi in questo caso fare un gioco che eviterebbe gli scismi e dei candidati respinti. E' vero che esistono altri posti nello Stato che quello di deputato. Il PCF ha dei problemi ad uscire dalla situazione di regressione o addirittura solo dalla stagnazione.

Dopo vari e molteplici cambiamenti, il PCF non sa più cosa deve fare né chi è. Il destino del Partito Socialista gli fa invidia, cioè poter essere un nuovo partito riformista borghese, o piuttosto borghese con una vena riformista. Ma c'è stato un tempo, sotto la IVa e all'inizio della Va Repubblica, quando il Partito Socialista SFIO era completamente crollato, in cui il PCF avrebbe potuto prendere il suo posto, ma sfortunatamente per quest'ultimo, la fedeltà promessa dai dirigenti all' URSS, malgrado l'opposizione di un gran numero dei suoi esponenti, lo fece rifiutare dalla borghesia in quanto partito di governo.

Oggi, molti fattori hanno concorso alla regressione del PCF.

Prima di tutto sul piano elettorale. Se si doveva votare per una politica riformista, molti elettori hanno pensato che era meglio votare per il candidato riformista più credibile, quello che aveva maggiori possibilità e mezzi per fare una tale politica. E la drammatica ironia di questa evoluzione è che il PCF ha messo tutte le sue forze per giustificare la politica riformista tra le masse popolari, scavando così la sua propria fossa. Ma dato quello che era la direzione del PCF da molti anni, era l'unica politica che poteva e sapeva fare.

D'altronde, sul piano sociale, il PCF era il partito più inserito nella classe operaia e in generale tra i lavoratori. La maggior parte dei dirigenti della CGT era costituita dai suoi militanti, come quasi tutte le organizzazioni popolari dette di massa. Il PCF era, ed è stato per molto tempo, e resta ancora oggi il partito che ha più influenza sulle masse popolari. Ma, a che cosa è servita quest'influenza ? Solo per dare un esempio, il PCF, sostenendo Mitterrand dal 1974, ha demoralizzato i lavoratori, gli ha fatto perdere la fiducia nell'attività politica e sindacale, nelle lotte rivendicatrici, nella loro partecipazione alla vita delle organizzazioni della loro classe - e partecipazione significa controllo.

Il PCF ha detto per anni : "Non si può far niente fino a quando non avremo cambiato il governo. Alla Presidenza della Repubblica, ci vuole un Presidente di sinistra, e Mitterrand è il Presidente che ci vuole", tacendo che Mitterrand non era di sinistra ma che si era solo preso il Partito socialista. Non era Mitterrand ad essere diventato socialista, era il Partito Socialista ad essere stato comprato da Mitterrand.

E quando Mitterrand è stato eletto, i lavoratori hanno avuto non poche illusioni su questo programma comune, su quello che doveva cambiare. Risultato : hanno visto solo la disoccupazione, le chiusure di aziende o licenziamenti collettivi, la diminuzione del livello di vita del mondo del lavoro, la degradazione delle condizioni di lavoro, malgrado le 39 ore e poi le 35. Avevano detto ai lavoratori che la lotta non serviva a niente, senza cambiare il governo. Ma il governo era cambiato, la loro situazione no ! Allora che cosa gli restava ? Niente, hanno pensato i lavoratori !

Questa è la ragione principale del distacco del mondo del lavoro per le organizzazioni operaie, sindacali, rispetto al PCF. Non per ostilità ma per delusione, non sapendo più come difendersi.

La direzione del PCF ha deciso, per disperazione, di diventare bicefala applicando a questo bicefalismo un "sex ratio" del 50/50.

Ma il peggio è che da un lato c'è un dirigente politico che vale quello che vale, e che non è al governo, e dall'altro un ministro di Jospin, cioè una persona che obbedisce a Jospin, quindi il partito comunista è diretto adesso in un certo senso da Jospin stesso. Robert Hue è solo sui manifesti elettorali, ma dietro i manifesti non c'è niente.

In che modo i militanti comunisti, quelli che sono ancora sinceramente comunisti, e ce ne sono, prenderanno questa nuova direzione ? Non si sa. In che modo gli elettori la concepiranno ? Neanche questo si sa. Soprattutto perché vedranno solo Robert Hue. La direzione del PCF non si manifesterà, divisa com'è tra il ministero ed il segretariato nazionale.

Ma noi non pensiamo che questo possa impedire il regresso del PCF.

A sinistra ancora, se si può dire, ci sono i Verdi. Questi hanno avuto da poco una crisi di identità a causa della scelta del loro candidato alle elezioni. In effetti sono soprattutto divisi dall'assenza di programma politico. Essere ecologisti non è un programma politico. Ci sono quelli che spererebbero nelle riforme sociali e che si sono impegnati nel vicolo cieco dell'ecologia, e ci sono quelli che non hanno obiettivi sociali, sono gli ecologisti puri, partigiani della bicicletta e dei roller, delle fabbriche inquinanti da situare lontano dalle città, dell'aria pura, dell'agricoltura biologica e del roquefort, ecc.

I primi vogliono difendere le persone con dimora precaria e si oppongono ai quartieri insalubri. E vogliono anche, e se veramente ce n'è bisogno, regolarizzare le persone senza permesso di soggiorno, quelli però che non mettono i loro panni alla finestra. Bene o male, questi fanno parte di quei verdi più vicini a tutto quello che si può chiamare "la sinistra".

I secondi, quelli che vogliono trasportare le campagne nelle città e che vogliono l'aria fresca e pura, sono i rappresentanti di una piccola borghesia benestante che vuole vivere secondo le sue possibilità. Sì, sono veramente gentili e profondamente convinti che la classe operaia non esiste più e che le catene delle fabbriche sono popolate solo dalla presenza di robot che luccicano talmente sono puliti, in un'ambiente insonorizzato, e dove l'olio delle macchine è profumato.

Per i Verdi è stato veramente difficile scegliere tra i due rappresentanti : Lipietz, il contestatore e Mamère, il servitore dello Stato. Avevano vissuto già la stessa drammatica indecisione, quando dovevano scegliere il capolista per le Europee. In quel contesto la discussione non aveva preso pubblicamente questo carattere grave, anche se il fatto di aver scelto in comune disaccordo Cohn Bendit come capolista, significava che la lite interna era violenta come quella odierna.

Resta il fatto che i dirigenti dei Verdi da Voynet a Lipietz e a Mamère, vogliono essere un partito di governo. Vogliono avere dei ministri. Vogliono avere dei sindaci nelle grandi città (Voynet non ha potuto) e vogliono integrarsi allo Stato. Ma hanno dovuto ingoiare non pochi rospi e Voynet, verde per partito e verde per i rospi ingoiati, ha dovuto spesso rendersi garante per delle misure di governo come quelle per la caccia, il nucleare, i tunnel letali, e molte altre che avranno certamente indignato l'elettorato ecologista.

Quello a cui aspirano i Verdi, è che in cambio del loro sostegno, il PS gli accordi dei collegi in modo da avere la possibilità di aumentare il numero di deputati, per avere più peso alla Camera in un'eventuale maggioranza di sinistra. Ma quello che conviene ai Verdi non corrisponde sempre a quello che conviene alla direzione del PS.

Infine c'è il caso Chevènement. E' veramente difficile classificare questo politico dalla parte sinistra della Camera, anche se il termine "sinistra" non significa molto. Si tratta di un vecchio ministro che ha battuto il record delle dimissioni, il cui linguaggio esita tra la demagogia populista di sinistra, evitando di affrontare i reali problemi di classe, e la demagogia nazionalista di destra. Campione della centralizzazione statale ad oltranza, ministro degli interni, campione della sicurezza, Chevènement gioca la sua carta, come Bayrou a destra, e punta alle elezioni presidenziali del 2007 a sinistra.

Prenderlo per il rappresentante della sinistra, anche molto plurale, è veramente esagerato.

Per il momento, cerca di piacere tanto a sinistra che a destra, grazie ad un opportunismo politico che gli permette di aleggiare tra le due. Pare che questo riesca.

Ovviamente, questo panorama politico non concerne i lavoratori, eccetto il fatto che rischiano di essere delusi dagli uni o dagli altri, e da un finto sentimento di avere dato un voto utile, anche sapendo che saranno traditi.

Ciò vuol dire anche che la nostra campagna, anche se parlerà accessoriamente degli uni o degli altri, non sarà basata sulle meschinerie, le ambizioni e le piccolezze che fanno parte di quel mondo.

Praticamente il gioco del PCF e dei Verdi sarà di raccogliere, al primo turno, dei voti che Jospin non avrebbe ottenuto per offrirglieli al secondo, e questo in cambio di qualche posto di deputato o di ministro.

La nostra campagna sarà basata, come dal 1995, sulla situazione sociale, la minaccia di una crisi, i licenziamenti, la chiusura di imprese, il regresso degli stipendi reali, e l'aggravamento delle condizioni di lavoro malgrado o a causa delle 35 ore.

Non scriveremo in questo testo quello che sarà la nostra campagna perché il contenuto è conosciuto da tutti. E' quello che diciamo e scriviamo da mesi. E metteremo a profitto la campagna per dirlo con più forza.

(2 novembre 2001)